Lanzarotto Malocello nell’Isola di Lanzarote
- CONDIZIONI DELL’ISOLA IN QUEL TEMPO -
Sfortunatamente per quanto riguarda la vegetazione questo libro è un pò superficiale, delle piante si limita a dire:”Non ha nessun albero,solo piccoli cespugli,per fare il fuoco ci sono degli alberelli che chiamano hyguyerez,che si trovano dappertutto da un estremo all’altro dell’isola, che hanno nell’interno una latte molto medicinale,e impossibile farlo bruciare a meno che non si faccia seccare e marcire e si impiega molto tempo per farlo”.
Questa descrizione sicuramente si referisce alla “tabaiba”,la Euphorpia Balsamifera che i botanici anticamente consideravano una pianta curativa come si presume dal suo nome specifico, forse confondendola con la Euphoria Cotusifclia anch’essa molto abbondante e simile alla prima ma con un latte caustico e corrosivo chiamato da siempre Higuerilla, nome simile al “Hyguyerz”citato dal “Le Canarien”.
Ancor oggi ci sono nell’isola ampi terreni ricoperti con questi arbusti che danno questo latte, tipici della nostra flora selvática,sopratutto il tipo Balsamifera può arrivare a crescere come un alberello.
Comunque la vegetazione selvática di quel tempo doveva essere abastanza più frondosa e exuberante che l’attuale sia come erbe che come arbusti dato che a quei tempi l’isola era molto più piovosa,secondo quello che riferisce l’autore del libro francese che parla di fonti e anche di torrentelli in Forteventura che scorrevano anche in estate,ciò fà pensare che per quanto riguarda la pioggia ciò possa essere valso anche per Lanzarote, data la vicinanza tra le due isole e la orografia simile.
Comunque per quanto riguarda il numero di specie vegetali bisogna ammettere che erano molte meno che le attuali,mancando le molte che sono state introdotte posteriormente dagli Europei. Gli alberi erano pochissimi,come viene ben specificato nel libro,si parla della Palma Canaria (Phoenix Canariensis), del Tarajal (Tamarix Canariensis),dell’Olivo (Olea Europea,o meglio la subspece Olea Cerasiformis) e forse c’era anche qualche altra specie arbustea più piccola. Per quanto riguarda la vita animale le specie di vertebrati selvatici erano ridotti al minimo, a parte quella del velocissimo Topo-ragno, rappresentata nell’isola dalla specie Crocidura Canariensis, scoperta dagli scienziati da pochi anni, non sembra che ne esistessero altre: i conigli, i topi, i ratti,e i ricci furono introdotti dagli Europei posteriormente.
I rettili terrestri erano ridotti a sole tre specie, le stesse che si incontrano attualmente nell’isola, che sono conosciute comunemente come Lucertola (Gallotia Atlantica),Geco (Tarentola Angustimentalis) e Orbettino (Cnalcides Polylepis), quest’ultimo attualmente molto raro. A questi rettili terrestri bisogna aggiungere le tartarughe di mare che ancora oggi si vedono sulle coste, come la Tartaruga Boba (Careta Careta),il Laud (Dermochelys Coriacea) e la Carey (eretmochelys Imbricata) che molto probabilmente venivano sulle spiagge a depositare le uova,sopratutto la prima specie.
Il mondo dei volatili era invece molto più variegato esistendo varie specie e sopratutto in gran numero data la minore incidenza sull’ambiente naturale per il minor numero di abitanti nell’isola.
Alcuni dati della ricchezza dell’avífauna dell’isola si trova nel “Le Canarien” (o cronaca francese della conquista),anche se si riferisce alla descrizione dell’avifauna di Forteventura, è praticamente sicuro che le stesse specie si trovavano anche in Lanzarote per le ragioni di stretta vicinanza ed ecologiche anteriormente esposte.
La specie di “Uccelli che sono grandi come oche e vanno sempre in mezzo alla gente e non lasciano nessuna sporcizia” secondo quello che dice il manoscritto di riferimento, si tratterebbe, quasi sicuramente del Guirre o Avvoltoio dal collo piumato chiamato dagli Ornitologhi Neophron Peronopterus, uccello che predilige per cibarsi i resti di altri animali morti, le cui caratteristiche coincidono abbastanza con la descrizione che di lui si fà nella cronaca anteriormente citata.
Per quanto riguarda quello che si dice di questi uccelli che “vanno sempre in mezzo alla gente” bisogna constatare che la confidenza che avevano allora con l’uomo era dovuta al fatto che venivano ben accolti e accettati per il lavoro di pulizia che facevano ,oltre che per essere considerati non commestibili in relazione alle abitudini alimentari degli aborigeni.
Anche i pesci e gli altri prodotti ittici erano molto più abbondanti che al giorno d’oggi, soprattutto per le difficoltà che avevano a quel tempo per catturarli. Comunque vi era così tanta abbondanza di pesci che non era troppo difficile pescarli usando sopratutto un sistema che si chiamava “envarbascado”, consistente nell’avvelenamento, con il lattice dell’Higuerilla citata prima, dei laghetti pieni di pesce che si formavano con l’abbassamento della marea lungo la costa e con altri metodi rudimentali citati da alcuni cronisti del tempo che parlarono dell’isola.
Si potevano notare notevoli differenze nell’ambito territoriale della stessa isola e nel suo aspetto aspetto geológico, anche senza considerare la zona colpita dall’eruzione del secolo XVII, che attualmente presenta un panorama con vaste estensioni di lava pietrificata, ampie zone ricoperte da lapilli e molteplici coni vulcanici,era costituita allora in maggior parte da vaste pianure di terra argillosa e fertile, ottima per la coltivazione dell’orzo che era l’unico cereale che usavano per fare il “Goffio”che era la base del loro sistema di alimentazione.